Ambito di Giovanni Pietro Rizzoli detto Giampietrino (Milano, attivo tra il 1508 ed il 1549)
Ecce Homo
Olio su tavola, 61,5 x 47,5
Nella presenta tavola, che per dimensioni deve essere stata pensata per la devozione privata, è raffigurato Cristo nell’iconografia dell’Ecce Homo. Tale titolo deriva dalle parole che, nel Vangelo di San Giovanni (19,5), pronuncia Ponzio Pilato, allora governatore romano della giudea, mentre presenta alla folla di giudei Gesù flagellato. Secondo quanto riporta il vangelo, dopo l’arresto, Gesù fu ritenuto innocente dal Governatore che per cercare di calmare gli animi dei giudei, che volevano Gesù ugualmente giustiziato, lo fece flagellare. Proprio in seguito alla flagellazione Gesù fu presentato alla folla con le parole “ECCE HOMO”, (Ecco l’uomo): il suo corpo era coperto di ferite sanguinanti, sul suo capo fu posta una corona di spine accompagnata da un mantello purpureo sulle spalle, che richiama la figura del re, e uno scettro di canna.
La tavola presa in esame, dai rimandi leonardeschi e colori brillanti, può essere accostata a un pittore attivo nella metà del XV secolo in Lombardia a conoscenza delle opere del pittore Giovanni Pietro Rizzoli detto Giampietrino, attivo tra il 1508 ed il 1549. Il pittore fu uno dei primi allievi di Leonardo da Vinci a Milano e dal maestro ricordato in una nota del Codice Atlantico della biblioteca Ambrosiana con il nome di Gian Petro. L'intera cronologia delle opere è ancora dibattuta dai critici poiché poche e incerte sono i dati biografici; comunque tra le opere giovanili si può annoverare una Madonna con il Bambino del Museo Poldi Pezzoli di Milano, la Natività e il Cristo deriso dell’Accademia Albertina di Torino, la Madonna del latte della Galleria Borghese e il Compianto della Gemäldegalerie di Berlino dove l'atmosfera delicatamente sfumata rimanda all’opera leonardesca ma anche al tratto mantegnesco di prima maniera. Negli ultimi decenni l'orizzonte di Giovanni si accosterà sempre più alle emergenti istanze manieristiche e in soggetti mitologici dal tratto languido e sensuale.
Particolarmente prolifica fu la produzione di piccoli dipinti destinati alla devozione privata dei collezionisti, sia di soggetto sacro che profano, sui quali costruì la sua fortunata carriera. Il presente dipinto può essere collegato a questo tipo di produzione, dove l’intenso pathos umano del volto sofferente sottolinea il valore devozionale dell’immagine. Raffinata è la stesura pittorica dove l’ombreggiare lieve e trasparente, che mostra la conoscenza di Leonardo, si fonde con la gamma cromatica brillante e accesa del manto rosso. Leonardo definiva gli occhi “la finestra dell’anima” e se dobbiamo pensare al Maestro, come opera di sua derivazione, senz’altro qui raggiungono quella profondità: gli occhi, pensierosi e carichi di pathos, sono rivolti verso il basso in un gesto di estremo dolore e delusione. La bocca è resa attraverso impercettibili sfumature, utilizzando le stesse cromie dei toni più accesi dell’incarnato, espediente questo, adottato da Leonardo e dal suo ambito.
Per una comparazione stilistica e compositiva si considerino i vari esemplari di Ecce Homo eseguiti dal maestro oggi alla National Gallery di Londra, al Museo di Belle Arti di Nancy, alla Galleria Sabauda di Torino, al Museo Diocesano di Milano o in collezione privata milanese e londinese ma anche altre composizioni come il Cristo uomo dei dolori della Kress Collection, il san Giovanni Battista dell’Hermitage dove dallo sfondo scuro spiccano le figure dalla caratteristica sfumatura leonardesca e le tinte decise delle vesti.
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