Giuseppe Volò detto Vincenzino (Milano, 1662 – documentato fino al 1700)
Composizione di fiori e prugne
Olio su tela, cm 44 x 30
Con cornice, cm 52,5 x 38
Profumata composizione con variegata presentazione floreale e frutti dalla buccia spumosa, l'opera in esame è dell’artista lombardo Giuseppe Volò detto Vincenzino (Milano, 1662 – documentato fino al 1700), nonché fratello e attento conoscitore delle studiate composizioni Margherita Caffi, che sublimò la pittura del Nuzzi, del Mantovano e della cultura fiamminga divulgata da Abraham Brueghel.
Giuseppe Volò proveniva da una famiglia di artisti specializzati in nature morte attivi a Milano. Fu il padre Vincenzo Volò a dare il via alla bottega in cui lavorarono molti dei suoi figli avuti con Veronica Masoli, sposata nel 1647. Questi, originario della Franca Contea, regione della Borgogna, si trasferì a Milano dopo il 1635. Pittore di nature morte fu particolarmente abile nel creare composizioni floreali tantoché è universalmente conosciuto con l’epiteto di “Vincenzino dei Fiori”. Il nome divenne un marchio commerciale a dimostrazione del gradissimo successo della bottega, tantoché anche i suoi figli si fecero chiamare orgogliosamente “Vincenzina” o come nel caso di Giuseppe, “Vincenzino”. In pochi anni Vincenzino riuscì ad allargare le proprie frequentazioni riuscendo ad attirare una clientela variegata e altolocata. Morto il padre nel 1672, furono i figli, Giuseppe, Francesca Vincenzina (1657 – 1700) e Giovanna (1655 – 1680) a portare la bottega ai massimi livelli durante gli ultimi decenni del XVII secolo.
Giuseppe Volò era il più piccolo figlio di Vincenzino, nato nel 1662. Dopo la morte del padre la sua formazione pittorica venne curata nella bottega di famiglia dalle sorelle maggiori Giovanna e Francesca, che gli insegnarono la maniera del padre. Il più antico documento sulla sua attività risale al 1685 quando esegue dei dipinti per il conte Vitaliano Borromeo. Il nome dell’artista compare negli inventari di altri importati raccolte lombarda: è citato nelle collezioni dell’abate Latuada di Parabiago, nelle collezioni della quadreria Borromeo e in quelle del palazzo del duca di Mantova Ferdinando Carlo Gonzaga.
Giuseppe Volò insieme alle sorelle rinnova il repertorio figurativo locale grazie a una particolare attenzione alle innovazioni pittoriche internazionali; le sue scelte stilistiche costituirono un parallelo al gusto collezionistico milanese sul finire del XVII secolo, attento a raccogliere elaborazioni della nuova natura barocca romana; Mario Nuzzi, Karel Vogelaer, Abrahm Bruegel, artisti che furono importanti interlocutori nella formazione di Vincenzino.
Non servono firme per riconoscere nella presente la mano di Giuseppe Vincenzino, la cui materia grassa, caramellosa, caratterizzata da una vivida luce che crea effetti di una freschezza quasi palpitante palesa ed evidenza le consuetudini dell’artista. Le prugne perfettamente levigate di luce, le velature trasparenti delle corolle, la disposizione su due piani di pietra sono accostabili ad altre elaborazioni del repertorio dell’artista. Si veda per esempio la natura morta con alzata dei Musei Civici di Vicenza, la natura morta con fragole del Palazzo dei Conti Borromeo d’Adda ed altri esemplari di collezione privata.
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