Baldassarre De Caro (Napoli, 1689-1750)
Cacciagione con cane
Olio su tela, cm 49 x 62
Il soggetto e le caratteristiche formali consentono di attribuire la tela all’artista partenopeo Baldassarre De Caro, vissuto tra il 1689 e il 1750 e ancora oggi noto come specialista nelle scene di cacciagione, tanto che all’artista è dato un buon risalto nel volume La natura morta in Italia, pubblicato nel 1989, che costituisce un imprescindibile strumento di studio per accostarsi alla materia 1.
Nato a Napoli nel 1689, il De Caro fu allievo di Andrea Belvedere, maestro della tradizione dei “fioranti” (pittori di vasi di fiori), dal quale inizialmente ereditò, oltre che lo stile, i soggetti dei dipinti. Verso gli anni 1720-1730, grazie alle suggestioni provocategli dal contatto con l’arte di Francesco Solimena, la cromia adoperata nei suoi dipinti si fece meno vivace e leggera, virando verso toni più grevi; contemporaneamente, l’attenzione naturalistica riprese con maggior vigore. A quest’epoca risalgono le scene di cacciagione con cui l’artista divenne celebre: si ricordino, tra le altre, quelle conservate al Museo Nazionale di San Martino a Napoli e alla Pinacoteca D’Errico a Matera.
Al centro del nostro dipinto è disposta una cacciagione in cui si scorgono alcuni uccelli disposti non in modo rigoroso, ma apparentemente casuale, alcuni con le zampe all’insù, altri sdraiati sul fianco. Con l’attenzione ornitologica che gli è propria, il De Caro ritrae i volatili con precisione e dovizia di particolari, dando prova di quelle capacità che ancora lo rendono gradito agli specialisti d’arte. Essi sono delineati con un tratteggio preciso e sicuro per quanto riguarda il piumaggio, così come i becchi e le zampe. Si riscontra anche attenzione ai passaggi cromatici, in particolare alle macchie di colore rosso che si accendono di tanto in tanto sulle chiare note dominanti. Si noti, inoltre, il particolare delle piume sparse in primo piano, che conferisce maggior verosimiglianza alla scena, che si svolge all’aperto (sullo sfondo si intravedono delle piante e parte del cielo solcato da ampie nubi).
Grazie ai suggestivi effetti luministici, la selvaggina assume notevole risalto plastico e l’attenzione dello spettatore è ad essa diretta in prima istanza.
A sinistra si scorge la testa e parte del corpo di un imponente cane da caccia, che pare guardare con soddisfazione all’esito positivo della battuta. Il pittore dipinge con attenzione i riflessi e i cangiantismi del manto dell’animale, rivelando pienamente la sua capacità mimetica.
Sullo sfondo, le piante mosse dal vento e il cielo solcato da ampie nuvole sembrano presagire un imminente cambiamento meteorologico.
1 La natura morta in Italia, II, Milano, Electa, 1989, pp. 974-977.