Maestro degli Armenti (attivo nella metà del XVII secolo)
San Giovanni Battista nel deserto
Olio su tela, cm 172 x 123
Scheda Critica Prof. Massimo Pulini
A occupare l’intera superficie della tela è la figura longilinea e avvitata di San Giovanni Battista, singolarmente raffigurato come giovane uomo adulto. Lo sguardo è rivolto in un punto indefinito e con una mano, quella che regge il bastone con il consueto cartiglio attributo del santo, indica un ariete. Poco si scorge del paesaggio: solo qualche fronda sotto le quali è assiso San Giovanni e uno scorcio sul cielo notturno che permette di ricreare intensi contrasti chiaroscurali.
Il dipinto è riferibile alla seconda generazione di pittori Caravaggeschi, e in particolare a un artista del quale non si hanno indicazioni biografiche e di cui tanto meno è noto il nome. Infatti, a lungo tempo la personalità artistica in questione venne confusa con quella di Tommaso Salini (Roma, 1575 – 1625) e quindi chiamato Pseudo Salini, una volta riconosciuta l’estraneità di alcuni dipinti con quelli certi dell’artista romano. In seguito, furono proposte ulteriori denominazioni: Maestro della Flagellazione Lampronti, Maestro di Baranello, Maestro degli Armenti. Quest’ultima è forse quella più appropriata poiché in grado di rilevare la continuità della produzione nota di questa figura emblematica, ovvero la presenza pressoché costante di animali da cortile o da stalla. Talvolta le figure umane e gli armenti sono eseguite da mani diverse: in alcune opere, infatti, è stata riconosciuta la mano di Jacob van der Kerckhoven o Giacomo Castello (1636-1712 c.), collaborazione che permette di circoscrivere il periodo di attività anche del Maestro degli Armenti. Stilisticamente il Maestro degli Armenti mostra influenze di cultura romana ma più che del già citato Salini con cui venne confuso, pare risenta della conoscenza di Gregorio Preti (Taverna 1603 – Roma 1672). Un’affinità che si palesa nella costruzione dei corpi che paiono esser frutto di una ricostruzione mentale più che dalla ripresa dal vero di modelli, modalità esecutiva propria di Gregorio. L’appartenenza del San Giovanni Battista in analisi al corpus del Maestro degli Armenti è dimostrata dalla comparazione con quella serie di opere a lui attribuita come Pastore musico e animali di Collezione privata, Pastore con cani e fiasche e Donna con pollame, già collezione privata, o ancora la Liberazione di San Pietro del Museo del Prado e il Sacrificio di Isacco e Liberazione di San Pietro di Collezione privata. L’ Incoronazione di spine, già Roma, Galleria Lampronti, vede nella figura dello sgherro una certa somiglianza con il San Giovanni, soprattutto per i singolari baffi che incorniciano il labbro superiore delle due figure. Indicativamente il dipinto è databile intorno Sessanta del Seicento.
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