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Scheda articolo 342342
Giovanni Battista Langetti (1635–1676) 
Epoca : Seicento

Giovanni Battista Langetti (Genova 1635 - Venezia 1676) "Filosofo" olio su tela.

cm 77x63

Expertise Anna Orlando

Precisate su base documentaria per il genovese Giovanni Battista Langetti le date di nascita e morte, con rettifica di quanto tramandato dal biografo Carlo Giuseppe Ratti nelle Vite del 1768 (M. Stefani Mantovanelli, G.B. Langetti. Profilo dell'artista e catalogo ragionato delle sue opere, in "Arte Documento", n. 17, 1990), la critica ha dato avvio da una trentina d'anni alla ricognizione della sua opera, sfociata nella recente monografia di Marina Stefani Mantovanelli che costituisce il fondamentale catalogo ragionato di riferimento (vedi bibliografia).

Cresciuto a Genova nella parrocchia di Santa Sabina, il giovane è in contatto diretto con la famiglia di Giovanni Battista Carlone, che gli fece probabilmente da maestro, e dal quale indubbiamente apprende la verve di matrice rubensiana nell'uso abbondante e fiero del colore.

Si reca molto giovane a Roma, poco dopo il 1650, dove lavora con Pietro da Cortona, nello stesso momento in cui, non a caso, vi è anche il

Carlone.

Poco più che ventenne, nella seconda metà degli anni cinquanta, era già a Venezia, dove intraprende la carriera di pittore, iniziando col genovese Giovanni Francesco Cassana, trasferitosi nel 1632 circa in laguna al seguito ddi Bernardo Strozzi, altro "maestro del colore".

Ben presto, già all'inizio degli anni Sessanta, il Langetti diviene esponente di spicco della corrente dei "Tenebrosi", alla quale afferiscono anche Johan Carl Loth, Pietro Negri, Antonio Zanchi e altri, che impostano il loro realismo su quello drammatico ed emotivo di Ribera e Luca Giordano.

 

Sono frequenti, nel catalogo di Giovanni Battista Langetti (Genova

1635 - Venezia 1976) le figure a mezzo busto, ritratte in un contesto indefinito dive il buio del fondo lascia che emergano verso il riguardante con tutta la forza emotiva della loro semi nudità. Un modulo fortunato ed efficace che il pittore "tenebroso" declina in un teatro di personaggi diversi, dai filosofi antichi ai santi, ai protagonisti del mito.

In alcuni casi le figure sono animante da espressioni forti e da una gestualità fortemente teatrale, a scopo narrativo: si veda il caso di soggetti come Marsia, Catone (fig. 1: San Pietroburgo, Ermitage) 0

Diogene (fig. 2: Pesaro, coll. priv).

In altri espressioni e gesti sono funzionali ad esprimere i sentimenti di pentimento, compunzione, preghiera, come nel caso di Giobbe, San

Gerolamo penitente (fig. 3: Brescia, coll. priv.).

Sono però molto frequenti le figure di Filosofi (fig. 4: Unicazione ignota); un soggetto che dovette piacere molto all'ambiente intellettuale frequentato dal Langetti, legato alla filosofia stoica e quindi alle correnti del neo-stoicismo, e di conseguenza anche essere apprezzato dai suoi committenti.

Questo spiega perché il soggetto viene così tante volte reiterato.

Da un lato, cioè, il modello dello spagnolo Ribera, e del suo seguace italiano Luca Giordano, e delle loro figure singole drammaticamente isolate nella tela e così fortemente realistiche trovano in Langetti una declinazione personale. Dall'altro, la figura del filosofo era quanto mai rappresentativa per chi volesse intendere anche la pittura come una missione etica. Così la intendevano i Tenebrosi a cui Langetii si lega a

Venezia.

Dal punto di vista dello stile, come si evince anche da questo inedito che non si fatica ad assegnargli, al riberismo egli assomma la lezione che da Rubens a Carlone, suoi maestri ideali e reali, colloca il Langetti sulla strada maestra del colore. Dove non tanto la scintillante tavolozza barocca quando piuttosto l'esuberanza di una pasta di colore piena e corposa crea spessori, effetti quasi tattili, seducenti modulazioni.

A tutto ciò si somma la concezione della luce dei "Tenebrosi", cosi chiamati proprio per la loro scelta di composizioni cupe e ombrose.

Qui, la figura del filosofo esce dalla penombra con efficaci colpi di luce che non possono fare a meno delle ricerche di ambito caravaggesco del primo Seicento.

 

Bibliografia:

Inedito.

Su Langetti cfr.

M. Stefani Mantovanelli, Giovanni Battista Langetti. // Principe dei

Tenebrosi, Soncino 2011

A. Orlando, La dark side del barocco genovese: ultimi bagliori di caravaggismo da Fiasella a Guidobono, in Barocco in chiaroscuro.

Persistenze e rielaborazioni del caravaggismo nell'arte del Seicento.

Roma, Napoli, Venezia 1630-1670, atti del convegno a cura di A.

Cosma e Y. Primarosa (Roma, Gallerie nazionali d'Arte Antica, Palazzo Barberini, 12-13 giugno 2019), di prossima pubblicazione.

 

Anna Orlando

 
Provincia di visione : IM (Imperia)