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Scheda articolo 346777
Autore : Giovanni Battista Cimaroli
Giovanni Battista Cimaroli (1687-1771)  
Epoca : Settecento

Giovanni Battista Cimaroli (Salò 1687 – Venezia 1771) "Veduta di villa", olio su tela
cm 82×113,5

Provenienza: Galleria Lorenzelli Bergamo
Bibliografia: D. Succi, A. Delneri, La terraferma dalla laguna. Pittura di paesaggio nel Veneto tra barocco e rococò, in Antonio Francesco Peruzzini, a cura di M. Gregori e P. Zampetti, Milano 1997, p. 59. P. A. Orlandi, P. Guarienti, Abecedario pittorico, Venezia 1753, p. 272.

Pubblicato nel 1971 da Hermann Voss' con l'attribuzione a Gianfrancesco Costa questo delizioso paesaggio dell'entroterra veneto è stato ricondotto da Succi - Delneri a GIOVANNI BATTISTA CIMAROLI (Salò 1687 - Venezia 1771), uno dei più ammirati vedutisti e paesisti del Settecento veneziano.

Secondo la testimonianza coeva di Pietro Guarienti, Cimaroli "studiò in Brescia la pittura sotto Antonio Aureggio e Antonio Calza Pittori paesisti, e lavorò per commissioni venutagli dall'Inghilterra, e da altre città lontane, che gradivano i suoi dipinti". Dopo un soggiorno a Bologna dal 1711 al 1713, l'artista si trasferì a Venezia per sposarsi con la pittrice di fiori, frutta e animali, Giovanna Caterina Pachman. Iscritto alla Fraglia dei pittori veneziani dal 1726 al 1737, Cimaroli agli inizi degli anni venti era ampiamente affermato nella città lagunare e la fama di paesista gli valse, nel 1722, la richiesta a collaborare alla nota serie di dipinti raffiguranti le Tombe allegoriche commemorative degli eroi della storia inglese moderna, commissionati dall'impresario irlandese Owen Mc Swiny: un'impresa cui furono chiamati a partecipare i maestri più noti del tempo, da Canaletto a Pittoni, da Marco e Sebastiano Ricci a Piazzetta, Balestra, Valeriani e Mirandolese.

Conferma la notorietà del pittore la presenza dei suoi dipinti nella più importanti collezioni veneziane come quella di Joseph Smith, console inglese presso la Repubblica e patron di Canaletto e di Zuccarelli, dove figuravano almeno sei dipinti dell'artista in seguito venduti assieme alle sue raccolte a Giorgio III d'Inghilterra. La galleria di Matthias von der Schulenburg, comandante in capo delle armate della Serenissima, annoverava, oltre a due tele tipicamente cimaroliane con "Paesi con animali e acque", anche tre vedute di Venezia di mano dell'artista: una "Prospettiva delle Zattere", acquistata l'8 febbraio 1736 per venti zecchini, e di una coppia di vedute con la punta della Dogana e la chiesa di Santa Maria della Carità, per la quale era stata sborsata la notevole somma di cinquanta zecchini il 12 luglio 1736. I documenti della galleria Schulenburg provano inconfutabilmente che, verso la fine degli anni trenta, Cimaroli era affermato anche come vedutista, trovando una propria e originale cifra stilistica ispirata ai modelli canalettiani e caratterizzata dalla ferma resa delle architetture allietate da inconfondibili e garbate figure.

Nella pittura di paesaggio Cimaroli trovò una originale vena espressiva coniugando la visione della natura di Marco Ricci con il repertorio di temi arcadici e bucolici di Francesco Zuccarelli: una pittura dal fresco tono narrativo che con minuzia descrittiva rende perfettamente la delizia della vita quotidiana dell'entroterra veneto, dove gentiluomini e popolani condividono la riposante bellezza del paesaggio.

Particolarmente felici risultano i paesaggi ambientati lungo le rive del Brenta dove ville e paesini si compongono in godibilissimi scenari tra l'immaginario e il reale, come questa splendida veduta di villa caratterizzata da smaglianti toni cromatici. Esempio della più felice vena cimaroliana, il dipinto è animato da un vivacissimo primo piano, dove un gruppetto di contadinelle gioca alla mosca cieca sotto gli sguardi compiaciuti degli astanti, signori e popolani: un aggraziato bouquet dalla fragranza naïve che accomuna nobiltà e ceti umili in una sorta di spensierata convivenza nel placido fluire del bel tempo antico. La scena giocosa è inserita in una amena visione paesistica, tra il portico ombroso, la fontana zampillante e il viale alberato che conduce alla villa padronale la cui nitida facciata rinascimentale chiude armoniosamente lo sfondo.

La raffinatezza pittorica di questo smagliante paesaggio e la deliziosa ironia di sapore goldoniano con cui l'artista interpreta i modelli zuccarelliani, rendono il dipinto, databile verso la metà degli anni quaranta, una delle espressioni più alte della felicità creativa di Giovanni Battista Cimaroli nella celebrazione della vita contemporanea.

Dario Succi

 
Provincia di visione : IM (Imperia)