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Faustini Marco Antichità
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Scheda articolo 377162
Arena di Verona - Ettore Fagiuoli 
Epoca : Primi del Novecento

L'opera ritrae l’Arena di Verona con maestria, catturando l’atmosfera vibrante dell’anfiteatro. Le linee incise delineano con precisione l’architettura imponente, mentre le persone, minuziosamente rappresentate, si dirigono con entusiasmo verso l’ingresso, creando un’immagine vivida della vita che anima il luogo storico.

Ettore Fagiuoli (Verona, 3 settembre 1884 – Verona, 19 marzo 1961) è stato un architetto e scenografo italiano celebre per le sue opere a Verona e provincia oltre che per le sue scenografie per la stagione del festival lirico dell’Arena.

Ettore Fagiuoli si laurea in architettura nel 1908 al politecnico di Milano e dopo aver frequentato il biennio di architettura a Padova e aver frequentato l'Accademia di belle arti di Brera lavorò prima nello studio paterno e in un secondo momento in quello gestito da L. Broggi e C. Nava, il cui stile si rifaceva a quello di Camillo Boito. Nel 1911 torna a Verona, iniziando a collaborare con la soprintendenza ai Monumenti di Verona, Mantova e Cremona e a realizzare incisioni ispirate alle vedute veronesi.

A Verona è impegnato nella costruzione di numerosi villini signorili nell'area di Borgo Trento. Incline allo stile liberty nei suoi lavori si intravede anche uno stile neo-medioevalista e neo-quattrocentesco. Nel 1913 inizia l'attività di scenografo allestendo le scene di Aida (in scena per la prima volta all'Arena di Verona in occasione del centenario della nascita di Giuseppe Verdi), attività che lo porterà a firmare ben 37 scenografie, fino al 1958.

Tra il 1922-26, Ettore Fagiuoli progetta il nuovo Palazzo delle Poste in stile ispirato al manierismo e all'architettura barocca nell'area ricavata dall'abbattimento di alcune case. Sempre a Verona, nel 1924 progetta una ristrutturazione per l'area del Ghetto di Verona e per quella del Filarmonico (Teatro Filarmonico di Verona e Museo lapidario Maffeiano), nel 1925 vince il concorso nazionale per la costruzione del Ponte della Vittoria. Sotto la direzione di Ferdinando Forlati e di Antonio Avena, nel 1925 inizia i lavori di restauro di Castelvecchio.

Tra il 1926 e il 1928 a più riprese elaborò progetti per il Palazzo del Capitaniato in Vicenza per il quale ideò di aggiungere o un edificio porticato ispirato allo stile palladiano o due campate, senza che alcuno dei due progetti fosse realizzato.

Abbandona Verona durante la Seconda Guerra Mondiale, rifugiandosi a Genova ospite dell'ingegner Invernizzi, con il quale aveva già avuto modo di collaborare. Nel capoluogo ligure realizza varie acqueforti ispirate alle vedute genovesi, disperse a causa dei bombardamenti che interessarono la città.  Acqueforti dell’architetto sono state espone più volte: nel 1916 alla londinese Associazione italiana degli acquafortisti, nel 1921 alla prima Biennale di Roma e nel 1922 e nel 1930 alla Biennale di Venezia. 170 acqueforti saranno poi ristampate ed esposte nel 1981 nella Casa di Giulietta assieme ad altri bozzetti per scenografie. Altri bozzetti sono presenti all'AMO di Verona.

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