Cod. 197888
Olio su tela cm.108x138
Il dipinto rappresenta una delle famose scene di caccia che resero famoso il Crivellino. Giovanni Crivelli detto il Crivellino, figlio di Angelo Maria Crivelli detto il Crivellone, è ricordato dal suo primo biografo, il Lanzi, come Jacopo invece di Giovanni, errore seguito poi da tutta la bibliografia successiva, e corretta solo nel 1973 da Ferdinando Arisi. (1) Il pittore fu collezionato da molti principi e aristocratici dell’epoca, e il De Boni aggiunge “Lavorò assai per la corte di Parma, e morì nel 1760”.
La prima sicura testimonianza del corpus dei dipinti del Crivellino è dato da un dipinto, oggi conservato a Palazzo Bianco, Genova, rappresentante “Anitre assalite da una volpe”, firmato e datato “Gio. Crivelli fecit 1714”, proveniente dalla collezione del principe Oddo- ne di Savoia. Il dipinto oggetto di studio può datarsi nel giro di quegli anni per lampanti analogie di tratto e di resa pittorica.Il Crivellino fu chiamato a lavorare per i Savoia dall’abate Filippo Juvarra per far dipin- gere “otto quadri per li fornelli (camini)” per la Palazzina di Caccia di Stupinigi, pagati 20 lire l’uno il 2 ottobre del 1733. Il dipinto di Palazzo Bianco, rappresentante “Anitre assalite da una volpe”, è il primo dipinto a noi conosciuto firmato e datato dal Crivellino. Passato dalle collezioni del principe Oddone di Savoia al Comune di Genova nel 1861, ci esorta a credere che il Crivellino già lavorasse in proprio, o, se ancora lavorasse nella bottega del padre, rivendicava con forza la paternità del dipinto apponendogli la firma. È interessante notare come questo dipinto fosse considerato importante nelle collezioni di Palazzo Bianco in quanto veniva attribuito al Grechetto o allo Scorza, prima che il De Logu nel 1931 lo attribuisse invece al Crivelli.
Particolarmente interessante in questa fase artistica del Maestro è il modo in cui esso trat- ta la scena con una pennellata fluida e veloce, precisa e minuta, ormai barocca, ricca di virtuosismi pittorici. Si noti infatti, il modo in cui il maestro dipinge il pelo degli animali, con un impasto di materia filante, sottile, precisa e come magistralmente le cornie degli occhi abbiano un effetto quasi tridimensionale.
Sul collare del cane sulla destra potrebbe essere riconosciuta l’iniziale “C” del Crivelli.
Altre analogie possono essere riscontrate con i dipinti provenienti dalla collezione Viscon- ti, con quelli conservate al Museo Civico di Torino, e anche con la serie di dipinti della collezione del Credito Emiliano (Reggio Emilia).
1 - Ferdinando Arisi, Crivellone e Crivellino, Edizioni Tip.le.co ppg.297